Relazione di dicembre

Natale 2015 ok

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Carissimi soci ed amici, dicembre è tradizionalmente riservato al bilancio dell’anno in corso e alla prospettazione dell’anno a venire. E in questo mese abbiamo presentato dei giganti dell’800, sviluppandone la rispettiva poetica e ricercando ove possibile la concordanze di forme e di pensiero: August von Platen e Giacomo Leopardi. Fra i due non fu solo qualche incontro nella Napoli del 1834, come testimonia il diario del Platen (5-9-1834) e la lettera a Fugger del 25-11-1834; ma anche una non indifferente analogia nel messaggio che lasciarono ai posteri. Scrive Platen: le farfalle d’estate scuotono le colorate ali/sono fugaci ed effimere/come i doni che offro/come i lauri di fiori che vado intessendo come le poesie che canto./Dappertutto io le ritrovo/e l’aere è breve nel loro librare/come la schiuma del mare/ come un respiro che soffia su di me./Non voglio essere immortale/si che il mio destino è morire/mai il mio lamento è debole pari al vetro/ come sa chi non può vita sorreggere. Leopardi pare proseguire: Che pensieri soavi, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O Natura, o Natura, perché non rendi poi Quel che prometti alor? Perchè di tanto Inganni i figli tuoi? E chi ne contestasse la reciproca influenza, o perfino la conoscenza, basterà ricordare che Leopardi si permisi di tradurre un versetto dell’ode alla Piramide Cestia dal tedesco. Così suonava in originale: Möchten hier einst meine Gebeine friedlich Ausgestruet ruhn, ferne der kalten Heimat, Wo zu Reif einfriert an der Lippe jeder Glühende Seufzer. E per Leopardi: Deh, mi consenta il ciel che in pace io giaccia sotto questo terme, lungi dal mio gelato suol natio, dove sul labbro ogni pensier più fervido s’agghiaccia. Circostanza che ci permette di confermare la reciprocità della stima fra i due grandi. Ben lontana da quel passo un pò malizioso del Leopardi tratto dallo Zibaldone, dove rimarcò una certa invidia di Schiller verso Goethe. Eppure i contemporanei non erano così perplessi sulle loro analogie: basta pensare che il Nostro Salvatore Chindemi, in un rarissimo opuscolo, del 1869, anno della costruzione della statua sulla tomba a Villa Landolina (nonché in una lettera dell’amico Schulz a Schelling del 1836) dove insieme convenivano sul loro amore per la classicità e sulla loro vita infelice. Ambedue si credevano isolati nel pieno del romanticismo e non facevano altro che rimembrare sulla loro primavera e sul destino atroce che li affliggeva. Forse l’uno soffriva per le terribili sofferenze fisiche che lo avevano provato; e l’altro per la dolorosa solitudine che il suo amore controverso gli aveva provocato. Ma la reazione dell’uno fu il profondo e ineluttabile pessimismo cosmico; mentre l’altro si pose alla ricerca di quel sublime che il conterraneo Schiller gli aveva mostrato come via d’uscita. Lasciamo il lettore riflettere al riguardo, non senza avere ringraziato Barbara Mica e Giuseppe Galletta per aver voluto ricordare i due poeti, nello spirito dell’Associazione che per statuto ha lo scopo di segnalare analogie e differenze fra le due culture. Grazie pure a Marianella Valenti e a Rosa Grillo e Eulalia Cotzia che con le loro due meritevoli associazioni – l’A.M.M,I. e la FEDER. S. P. e V. – hanno fattivamente collaborato alla riuscita dell’incontro. E infine il caffè letterario, l’ultimo del 2015. Come voi avete avuto occasione di rilevare, è stata sempre nostra prassi introdurre qui la conversazione del mese, per poi concludere con un film strettamente connesso. Oggi però abbiamo scelto diversamente. Abbiamo deciso di presentare 11 libri di narrativa fra i più letti in Germania nei due anni appena trascorsi: libri gialli – Nele Neuhaus e Stieg Larson i più famosi – romanzi storici, con Günter Grass ed il nobel Modiano in testa – ma anche titoli di narrativa del quotidiano, vale a dire i più nuovi del gruppo, Lutz Seiler, Martin Suter, Dörte Hansen, Wolfgang Herrndorf. Torneremo presto con la saggistica. Che dire dell’anno appena passato? Se novembre e dicembre hanno visto un robusto richiamo alla cultura romantica e risorgimentale – con l’indimenticabile relazione di Fernando Gioviale su Schiller e Verdi; nondimeno a ottobre, Alessandro Maria Carnelli e Graziella Seminara ci hanno ottimamente parlato delle inquetudini musicali di primo novecento fra Schönberg e Dehmel. E all’inizio del secondo semestre di attività, lo scrivente si era dedicato al filosofo Anders e allo scrittore Karl Kraus, testimoni di quel primo dopoguerra pieno di speranze e di illusioni, sottolineandone il filo rosso che li collega nel segno della solitudine profetica dell’intellettuale di fronte al mondo. Al cinema abbiamo visto, Hanna Arendt, Modigliani, Il giovane favoloso, tre prove più che mai adeguate al rapporto sempre difficile fra intellettuali e società. Durante la pausa estiva, poi, in deroga al collaudato regime di sospensione delle attività – giustificato dalle intemperie e dal tempo (!) – ci siamo dedicati, prima all’interpretazione delle recenti tragedie greche, sotto la sapiente guida di Gianni Ghiselli, che rivedremo con piacere il prossimo febbraio; e poi, in agosto, a margine della mostra dell’amico pittore Gino Cilio, dove chi scrive e l’architetto Salvatore Rapisarda hanno discusso di Nuova oggettività, scuola artistica della Germania di Weimar. Nel primo semestre, infine, abbiamo avuto come nostri ospiti Salvatore Amato, su Ulrich Beck; Roberto Zapperi, sul Viaggio di Goethe in Sicilia; Maria Grazia Seminara sul Doktor Faustus di Thomas Mann; Stefano Ferrari, che ha presentato il bel libro d’arte della nostra socia Lidia Pizzo; nonché Volker Hoffmann su Hufeland e von Rumohr. E in contemporanea, i film Uomini contro, Monument’s men, I Buddenbrooks, Falso movimento. Il prossimo anno, però, si annunzia altrettanto denso di eventi: subito a gennaio, il poeta Schlesak; poi Ghiselli su Nietzsche, don Camillo Messina e Francesca Morale, Adriano Prosperi, il gradito ritorno di Elena Alessiato, la ripresa del dramma di Remo Romeo sulla morte di von Platen a Siracusa, la presentazione dell’ultimo libro di Molesini; nonché il consolidato intervento di Fernando Gioviale, che ogni anno ci offre inaspettati seminari di letteratura fra Italia e Germania. E non mancheranno autorevoli outsiders, frutto della collaborazione di past – relatori; che ci hanno proposto temi e autori di rilevanza europea. A tal uopo, non possiamo non salutare calorosamente i nostri soci onorari Sibylle e Torsten Kreisler, che durante il nostro viaggio estivo ad Ansbach, patria di von Platen, ci hanno introdotto nel vivaio culturale di quella città, operando fruttuosi percorsi di collaborazione e di amicizia. E nuovi orizzonti logistici stiamo per acquisire: la difficoltà di un ulteriore permanenza in Ortigia, ai due musei del Papiro e del Cinema, ci inducono con dispiacere ad uscirne per ritrovare una sede più agevole, anche per conquistare nuovi soci. Ringraziamo però ancora Remo Romeo e Corrado Basile, direttori dei due musei, che rimangono nostri amici e con i quali non può cessare la collaborazione culturale. Il nuovo mercato è però quello dei giovani: il progetto di una campagna di apertura ai giovani promosso da Franceca Morale, 2° vice presidente, appena divulgato, cioè di regalare un’iscrizione ai giovani per le prossime feste – ci sembra estramamente utile per rinforzare le nostre entrate non certo fluenti. E ai vecchi soci un augurio e un presente: se non l’avete già fatto, rinnovate l’iscrizione per il 2016!! Buone feste!

IL PRESIDENTE
Avv. Giuseppe Moscatt

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