Relazione di febbraio

Carissimi soci e amici, il mese di febbraio ha visto compiersi cinque eventi, di cui due legati a filo rosso dal tema sempre affascinante della filosofia esistenziale. Ma lasciatemi parlare prima degli eventi musicali e dell’ultimo di natura cinematografica. Gli eventi musicali: il 2 e il 16 febbraio abbiamo assistito a due splendidi concerti dall’A.Gi.Mus., la nostra pluriennale consorella Associazione Musicale, diretta dal duo Salerno-Cappellani, chitarristi d’eccezione e ottimi organizzatori. Gli esecutori: i professori Campisi e De Vero, nel primo caso (pianoforte a quattro mani) e la prof.ssa Maria Pia Tricoli, pianoforte solista classico. Chopin è stato naturalmente il piatto forte per tutti, ma il ‘900 non è mancato, da Debussy a Prokofiev, nel solco di un virtuosismo personalistico che anticipava l’espressionismo della prima parte del secolo, culminato poi nelle opere di Fritz Lang, regista eclettico che abbiamo voluto inserire nella parte filmica del nostro programma. Inoltre, con Anche i boia muoiono abbiamo voluto ricordare Bertolt Brecht nella sua unica sceneggiatura prodotta nel periodo di esilio americano. In questa pièce del 1943, Lang mise in opera tutta la sua capacità direttiva di esponente dell’espressionismo perfettamente calato nel noir nordamericano. Ma Brecht non mancò di inserire temi sociali e popolari nella ricostruzione di un drammatico episodio della resistenza cecoslovacca durante le fasi della repressione nazista dopo l’attentato al governatore tedesco Heydrich. E vi fu una polemica che fece presagire a Brecht le persecuzione politica nell’immediato dopoguerra: la casa distributrice United Artists cancellò indebitamente nel 1946 il nome di Brecht e ci volle indicare invece il nome dell’addomesticato John Wexley, più vicino ai canoni hollywoodiani, che esigevano scene di superficiale ottimismo, non disprezzabili esteticamente se però pensiamo alle ironiche pose naziste di Vogliamo vivere, contemporanea commedia sarcastica dell’altrettanto grande regista di lingua tedesca Lubitsch del pari emigrato in California. E tuttavia, malgrado Brecht avesse mal digerito lo scacco della mancata menzione nelle locandine a stento compensata da qualche introito che riversò nella prima rappresentazione teatrale del suo Galileo; il film di Lang ancora attrae proprio per l’equilibrio fra i tre generi e le tre mani che lo diressero, costituendo una tappa obbligata per la storia del cinema, meritando di essere revisionato e riproposto al pubblico. E veniamo al cuore del programma: gli interventi di filosofia esistenziale di Giuseppe Galletta su Carlo Michelstaedter e del Sottoscritto – in sostituzione del prof. Salvatore Amato, impedito per motivi di salute, cui auguriamo una pronta guarigione – su Hans Jonas. Ambedue filosofi legati al filone esistenzialista di impronta nietzschiana; ambedue fortemente propugnatori di un ritorno all’Essere e portatori di un’etica direttamente dipendente dal valore Uomo; soprattutto avversari della logica illuminista che volle separare fondamento e natura, scelta che privilegiava l’avere sull’essere. Ma erano radicalmente diversi nelle loro scelte di vita, malgrado la comune soluzione esistenziale. Infatti, Giuseppe Galletta ha evidenziato magistralmente il brevissimo cammino di Michelstaedter, dall’individualismo alla vita tormentata contro le fisime del falso progresso scientifico e sociale, fino all’inevitabile sbocco nel suicidio. Al contrario, lo Scrivente ha trovato in Jonas quel vero fine a cui l’Essere umano non può non tendere, la salvaguardia del Creato e delle Nuove Generazioni, Di qui, il riscatto di una morale responsabile propria dell’uomo, la c. d. Ermeneutica della paura, un cammino di vita cauto e pensante sul progresso della scienza, specialmente, attento alle trappole della tecnica che ha visto illudere la scienza di essere la medicina dell’Umanità ormai orfana del concetto di Dio creatore. Jonas, invece, ci offre un pacato metodo di protezione contro la deificazione della tecnica e un rilancio della scienza: la paura che ci afflisse all’indomani della bomba atomica e che oggi ci assale di fronte agli eccessi della manipolazione biologica, va regolata ma non banalizzata. Il futuro delle giovani generazioni è nelle mani dell’uomo, come quello di una bambino è nelle mani dei genitori, coscienti, responsabili, ma non ossessivi, né iperprotettivi. E Dio? Jonas, negli ultimi anni di vita ne riprende le radici, pubblicando un libretto sulle cause del Silenzio di Dio di fronte alla Shoah. E qui la singolare sua concezione dell’uomo prudens et faber emerge con potenza da approfondire, Dio è sommo bene, sommo comunicatore, ma privo di onnipotenza, perché con la creazione ha dato all’uomo il potere di conoscere e fare il bene e il male. Dunque si è come contratto e non può più intervenire, perché si è depotenziato a favore dell’umanità. Lo sviluppo della tecnica ha allora agevolato la vittoria del male assoluto e ecco dunque lo sterminio del popolo ebraico. Semplice e coerente il passaggio e la tragica soluzione finale. Ma a tale pessimismo cosmico, a tale rigurgito di impossibilità dell’azione divina – dietro la quale fa capolino la cupa profezia di Günther Anders, altro discepolo di Nietzsche e di Heidegger, non lontano neppure da Michelstaedter – Noi cristiani dobbiamo opporre un po’ di sano ottimismo, se è vero, che Gesù ci disse che le porte dell’inferno non prevarranno! La Grazia Divina è scesa a salvarci e la Provvidenza con lo Spirito Santo non potrà fallire. E chi non crede? Faccia come lo spinoziano Goethe che, nella bellissima fiaba dell’Apprendista stregone fa dire al mago, corso a salvare la casa che sta bruciando, seid’s gewesen, siate quelli che foste, ovvero fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza, come cantò il nostro Dante. Ovvero ancora sperate di tornare ad essere uomini saggi e non tecnici superficiali, ubriachi e scatenati prometei.

Avv. Giuseppe Moscatt

CAFFE’ LETTERARIO PROF.GALLETTA 18-02-2014
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CONFERENZA AVV.MOSCATT 21-02-2014
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